“Insisti su te stesso; non imitare mai”. (Self-Reliance, Ralph Waldo Emerson)

Self-Reliance di Ralph Waldo Emerson è un saggio classico sull’importanza dell’anticonformismo, dell’individualità e della fiducia in se stessi.

Le idee contenute nel saggio forniscono un antidoto indispensabile contro le pressioni conformiste della nostra epoca, poiché Emerson credeva fermamente nell’importanza di non identificarsi con la “folla” e di rimanere invece fedeli al proprio percorso e alla propria legge interiore.

La società contro l’individuo

“Per l’anticonformismo il mondo ti frusta con il suo disappunto”. (Self-Reliance, Ralph Waldo Emerson)

Gli anticonformisti sono visti dalla maggioranza come una minaccia, come individui che devono essere educati alle “vie del mondo”, addomesticati alla visione del mondo e ai valori socialmente accettati.

Questa paura degli anticonformisti deriva dal fatto che gli anticonformisti sono per loro stessa natura dei creatori, individui che si ritagliano una propria visione della realtà e giungono a una propria idea di ciò che significa essere un essere umano, di ciò che è buono, bello e vero.

Le masse disprezzano queste persone perché, come dice Emerson, amano “non le realtà e i creatori, ma i nomi e i costumi”. I nomi, le usanze e le istituzioni danno al conformista un senso di stabilità e sicurezza: sono segnali e ancore a cui si aggrappa per ottenere una parvenza di orientamento in mezzo all’ambiguità e all’incertezza della realtà.

Come creatore, l’anticonformista abbraccia l’ambiguità della realtà e si ritaglia una vita basata sulla propria unicità. Per questo individuo la propria legge interiore è più alta delle leggi collettive e il sacro interiore è più importante degli idoli sociali venerati dagli altri.

“E davvero si richiede qualcosa di divino in colui che ha abbandonato le motivazioni comuni dell’umanità e si è arrischiato a fidarsi di se stesso per un maestro. Sia alto il suo cuore, fedele la sua volontà, limpida la sua vista, affinché egli possa essere seriamente dottrina, società, legge, per se stesso, affinché un semplice proposito possa essere per lui forte come la necessità del ferro lo è per gli altri!”. (Self-Reliance, Ralph Waldo Emerson)

Essere grandi è essere fraintesi

Secondo Emerson, uno dei motivi per cui molti fuggono dall’autosufficienza per rifugiarsi nel grembo rassicurante della consuetudine e della tradizione è il bisogno innato di apparire coerenti agli occhi degli altri.

Ogni individuo è un’entità dinamica. Dentro ognuno di noi c’è una rete di pulsioni, credenze, atteggiamenti e desideri che cambiano e si sviluppano continuamente. Per rimanere fedeli alla nostra legge interiore dobbiamo rimanere fedeli a questo nostro carattere metamorfico e quindi, di tanto in tanto, contraddirci.

Walt Whitman ha espresso questa idea scrivendo:

“Mi contraddico? Molto bene, allora mi contraddico. Io sono grande, io contengo moltitudini”.

O, come dice Emerson, “una sciocca coerenza è l’hobgoblin delle piccole menti”:

“Dite quello che pensate ora con parole dure e domani dite di nuovo quello che pensa il domani con parole dure, anche se contraddice ogni cosa che avete detto oggi: ‘Ah, così sarete sicuramente fraintesi’. Pitagora è stato frainteso, e Socrate, e Gesù, e Lutero, e Copernico, e Galileo, e Newton, e ogni spirito puro e saggio che abbia mai preso corpo. Essere grandi significa essere incompresi”. (Self-Reliance, Ralph Waldo Emerson)

Il genio interiore e la fallacia dell’insignificanza

“L’uomo è timido e apologetico; non è più retto; non osa dire “io penso”, “io sono”, ma cita qualche santo o saggio”. (Self-Reliance, Ralph Waldo Emerson)

Lo scrittore del XX secolo Colin Wilson ha affermato che la psicologia dell’individuo moderno è afflitta dalla “fallacia dell’insignificanza”. L’individuo moderno, scriveva, “è stato condizionato dalla società a non avere fiducia in se stesso e nella propria capacità di raggiungere qualcosa di veramente valido, e quindi si conforma alla società per sfuggire alla propria sensazione di non importanza e inutilità”.

Anche Emerson osservò la fallacia dell’insignificanza che affliggeva i suoi contemporanei. Proponeva che l’individuo potesse superare questa fallacia attraverso il riconoscimento che

“il potere che risiede in lui è di natura nuova, e nessuno tranne lui sa che cosa può fare, né lo sa finché non ci ha provato”. (Self-Reliance, Ralph Waldo Emerson)

Questo riconoscimento ci permette di insistere in modo ostinato, ma salutare, sulla necessità di rimanere fedeli a se stessi. Troppi oggi, afflitti dalla fallacia dell’insignificanza, guardano all’esterno in cerca di un significato e di una guida per vivere. Cercano di inserirsi in una struttura sociale, nella convinzione che, da soli e senza sostegno, non siano degni e che la loro vita non abbia senso.

In Self-Reliance Emerson spiega i difetti di questo atteggiamento e fornisce così un rimedio alla fallacia dell’insignificanza che affligge così tante persone oggi:

“Ricordo una risposta che da giovane fui indotto a dare a un prezioso consigliere che era solito importunarmi con le care vecchie dottrine della chiesa. Quando dissi: “Che cosa ho a che fare con la sacralità delle tradizioni, se vivo interamente dall’interno?”, il mio amico suggerì: “Ma questi impulsi possono venire dal basso, non dall’alto”. Risposi: “Non mi sembrano tali; ma se sono figlio del Diavolo, vivrò allora del Diavolo”. Nessuna legge può essere sacra per me se non quella della mia natura”. (Self-Reliance, Ralph Waldo Emerson)