Miguel_de_Unamuno_1925Miguel de Unamuno è stato un filosofo e poeta spagnolo, famoso soprattutto per la sua opera Il senso tragico della vita. Ecco alcuni dei tanti grandi passaggi della sua opera:

“Possiamo conoscere e sentire l’umanità solo nell’unico essere umano che abbiamo a portata di mano”.

“La felicità è una cosa che si vive e si sente, non una cosa su cui si ragiona o che si definisce”.

“L’uomo muore di freddo, non di buio”.

“Se un uomo non aspira all’impossibile, il possibile che raggiungerà sarà a malapena degno di essere raggiunto”.

“La massima altezza dell’eroismo a cui un individuo, come un popolo, può arrivare è saper affrontare il ridicolo; meglio ancora, sapersi rendere ridicoli e non sottrarsi al ridicolo”.

“Sì, sì, vedo tutto! – Un’enorme attività sociale, una potente civiltà, una profusione di scienza, di arte, di industria, di moralità, e dopo, quando avremo riempito il mondo di meraviglie industriali, di grandi fabbriche, di strade, di musei e di biblioteche, cadremo esausti ai piedi di tutto questo, ed esso sussisterà – per chi? L’uomo è stato creato per la scienza o la scienza è stata creata per l’uomo?”.

“Perché desidero sapere da dove vengo e dove vado, da dove viene e dove va tutto ciò che mi circonda, e qual è il significato di tutto questo? Perché non voglio morire del tutto, e voglio sapere se devo morire o no in modo definitivo. Se non muoio, qual è il mio destino? E se muoio, niente ha più senso per me. E ci sono tre soluzioni: (a) so che morirò del tutto, e allora disperazione irrimediabile, oppure (b) so che non morirò del tutto, e allora rassegnazione, oppure (c) non posso sapere né l’una né l’altra cosa, e allora rassegnazione nella disperazione o disperazione nella rassegnazione, una disperata rassegnazione o una rassegnata disperazione, e quindi conflitto”.

“E del resto, che cos’è la follia e come possiamo distinguerla dalla ragione, a meno che non ci poniamo al di fuori dell’una e dell’altra, il che per noi è impossibile”.

“Abbiamo bisogno che gli altri credano nella nostra superiorità rispetto a loro, affinché noi stessi possiamo crederci, e sulla loro fiducia basiamo la nostra fede nella nostra persistenza, o almeno nella persistenza della nostra fama. Siamo più grati a chi si congratula con noi per l’abilità con cui difendiamo una causa che a chi riconosce la verità o la bontà della causa stessa.

“L’anelito all’immortalità non è forse la condizione primaria e fondamentale di ogni conoscenza riflessiva o umana? E non è quindi la vera base, il vero punto di partenza, di tutta la filosofia, anche se i filosofi, pervertiti dall’intellettualismo, possono non riconoscerlo? Per ora restiamo nel vivo sospetto che il desiderio di non morire, la fame di immortalità personale, lo sforzo con cui tendiamo a persistere indefinitamente nel nostro essere, che è, secondo Spinoza, la nostra stessa essenza, che questa base affettiva di tutta la conoscenza è il punto di partenza personale interiore di tutta la filosofia umana, fatta da un uomo e per tutti gli uomini… E questo punto di partenza personale e affettivo di tutta la filosofia e di tutta la religione è il senso tragico della vita”.

“La cura della sofferenza – che, come abbiamo detto, è la collisione della coscienza con l’incoscienza – non consiste nell’essere sommersi nell’incoscienza, ma nell’essere elevati alla coscienza e nel soffrire di più. Il male della sofferenza si cura con più sofferenza, con una sofferenza più alta. Non prendete oppio, ma mettete sale e aceto nella ferita dell’anima, perché quando dormite e non sentite più la sofferenza, non siete. Ed essere, questo è imperativo. Non chiudete allora gli occhi di fronte alla Sfinge agonizzante, ma guardatela in faccia e lasciate che vi prenda in bocca e vi stritoli con i suoi centomila denti velenosi e vi inghiotta. E quando ti avrà inghiottito, conoscerai la dolcezza del gusto della sofferenza”.

“”L’uomo è deperibile. Può darsi; ma lasciateci perire resistendo, e se è il nulla che ci aspetta, non fateci agire in modo che sia un destino giusto”. Cambiate questa frase dalla sua forma negativa a quella positiva – “E se è il nulla che ci aspetta, agiamo in modo che sia un destino ingiusto” – e otterrete la base d’azione più solida per l’uomo che non può o non vuole essere un dogmatico”.