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“Cercare sempre di conquistare me stesso piuttosto che la fortuna, di cambiare i miei desideri piuttosto che l’ordine del mondo, e in generale credere che nulla, tranne i nostri pensieri, sia interamente sotto il nostro controllo, in modo che, dopo aver fatto del nostro meglio nelle cose esterne, ciò che resta da fare sia assolutamente impossibile, almeno per quanto ci riguarda.” (René Descartes, Discorso sul metodo)
Questo passo è stato scritto dal filosofo francese del XVII secolo René Descartes, ma potrebbe essere stato scritto da un antico filosofo stoico. Gli stoici, infatti, come Cartesio, erano perfettamente consapevoli che la maggior parte delle persone soffre più del necessario a causa dell’incapacità di controllare i propri pensieri. Ma non è comune l’individuo che prende misure concertate per correggere questa carenza, che si sforza, in altre parole, di dominare il proprio discorso interiore. Quando ci troviamo in un periodo difficile della nostra vita, tendiamo piuttosto a guardare all’esterno. Diamo la colpa del nostro malcontento ad altre persone, allo stato della società, alla mancanza di ricchezza, di status sociale, di potere o di fama.
Ma anche se è innegabile che il mondo esterno offra molte sfide, il nostro ambiente non è il fattore determinante del nostro benessere. Come esseri umani, infatti, abbiamo un potere unico: possiamo creare infelicità o gioia indipendentemente da ciò che ci circonda. Con il solo pensiero possiamo trasformare un ambiente pacifico nel peggiore degli inferni o trovare la pace interiore nel bel mezzo di una tragedia. La maggior parte delle persone tende più alla prima situazione, non alla seconda, e per questo motivo ci rivolgeremo alla saggezza di Epitteto, il grande filosofo stoico ed ex schiavo, i cui scritti forniscono consigli pratici per sfuggire alle catene autoimposte dei nostri schemi di pensiero, a volte tortuosi.
“Devi essere una sola persona, buona o cattiva. Devi lavorare sul tuo principio dominante o lavorare sull’esterno, praticare l’arte di ciò che è dentro o di ciò che è fuori, cioè svolgere il ruolo di filosofo o di non filosofo”. (Epitteto, Enchiridion)
Epitteto credeva che ognuno di noi avesse una scelta: Possiamo prendere la strada comune e strutturare la nostra vita attorno alla ricerca del bene materiale e di valori esterni come lo status sociale, oppure possiamo scegliere la strada del filosofo. Ai tempi di Epitteto, infatti, la filosofia era prima di tutto uno stile di vita. Un filosofo era colui che si sforzava di padroneggiare l’arte di vivere, e per gli stoici questo era analogo alla padronanza della propria mente. Secondo gli stoici, infatti, è più probabile che una buona vita venga raggiunta da coloro che imparano a controllare i propri pensieri, piuttosto che da coloro che credono che, per essere soddisfatti, debbano raggiungere un’idea preconcetta di successo mondano. La ragione per cui gli stoici sostenevano questo punto di vista era che riconoscevano che il nostro controllo sugli eventi esterni della nostra vita è limitato, o come disse notoriamente Epitteto:
“Alcune cose dipendono da noi e altre non dipendono da noi. Le nostre opinioni dipendono da noi, così come i nostri impulsi, desideri, avversioni – in breve, tutto ciò che è opera nostra. I nostri corpi non dipendono da noi, così come i nostri beni, la nostra reputazione o le nostre cariche pubbliche. . .” (Epitteto, Enchiridion)
Se leghiamo la nostra felicità a cose che non sono sotto il nostro controllo, siano esse la ricchezza, la bellezza, lo status sociale o persino la salute, soffriremo inutilmente. Il caso, la fortuna, la casualità, o come la si voglia chiamare, gioca infatti un ruolo enorme nella vita di ogni persona. Possiamo facilmente perdere i beni esterni o i riconoscimenti su cui, per ignoranza, basiamo la nostra felicità, o addirittura non riuscire a raggiungerli. Ma l’accettazione di questo non deve portare a una rassegnazione fatalista, nel presupposto che, poiché alcune cose sono fuori dal nostro controllo, lo è anche il nostro benessere. Infatti, come spiega Epitteto, “non sono le cose a turbarci, ma i nostri giudizi sulle cose” (Epitteto, Enchiridion) e poiché possiamo controllare i nostri giudizi, anche la qualità della nostra vita è sotto il nostro controllo.
Ma se abbiamo vissuto una vita in cui gli schemi di pensiero negativi hanno regnato sovrani, come possiamo iniziare a muoverci nella direzione della padronanza del nostro discorso interiore? Epitteto ci suggerisce di iniziare in piccolo. Dopo anni di abbandono, infatti, abbiamo bisogno di rafforzare le capacità interiori che sono rimaste a lungo sopite, e questo può essere fatto efficacemente esercitandoci sulle piccole seccature della vita:
“Cominciate dunque dalle piccole cose. Si versa un po’ d’olio, si ruba un po’ di vino: dite: “Questo è il prezzo della tranquillità, questo è il prezzo del non essere turbati”” (Epitteto, Enchiridion).
Una volta che riusciamo a mantenere la calma in mezzo a piccole disgrazie e impedimenti, Epitteto ci consiglia di sforzarci di diminuire il nostro bisogno di convalida sociale. Questo consiglio è particolarmente pertinente, dato che molte persone ai nostri giorni giudicano il valore delle loro azioni quasi completamente in base alla reazione degli altri. Queste persone, direbbe Epitteto, sono schiave delle opinioni altrui; hanno rinunciato al controllo della loro facoltà di giudizio e così facendo hanno ceduto il controllo della loro felicità.
“Se qualcuno consegnasse il tuo corpo a un passante, ne saresti infastidito. Non ti vergogni di consegnare la tua mente a chiunque ti stia intorno, perché sia turbata e confusa se la persona ti insulta?”. (Epitteto, Enchiridion)
Dopo aver ridotto al minimo il nostro bisogno di convalida sociale e aver ripreso il controllo della nostra vita interiore, Epitteto riteneva necessario iniziare a coltivare la capacità di accettare le cose che non possiamo cambiare. La vita, infatti, secondo lui, va vista come un gioco di dadi. Le condizioni della nostra esistenza in ogni momento sono come il dado che è stato lanciato, non possono essere cambiate e devono essere accettate, ma il modo in cui reagiamo ad esse, proprio come giochiamo il dado dopo che è caduto, dipende da noi.
La maggior parte delle persone, ha capito Epitteto, non accetta e non gioca il dado della vita così come è stato lanciato e questo è il prodotto di una debole padronanza del proprio io interiore. Infatti, mentre possono accettare il bene, cercano di negare e fuggire dalle sfide e dalle difficoltà. Se, invece, abbiamo scelto la strada del filosofo, scopriremo che non dobbiamo considerare le difficoltà come disgrazie, ma che possiamo invece considerarle come opportunità per rafforzare la nostra determinazione interiore:
“Sono le circostanze a mostrare agli uomini ciò che sono. Perciò, quando vi capiterà una difficoltà, ricordatevi che Dio, come l’allenatore di lottatori, vi ha abbinato a un giovane rude”. “A che scopo?”, direte voi. Perché tu possa diventare un conquistatore olimpico; ma questo non si ottiene senza sudore”. (Epitteto, Discorsi)
Dopo aver appreso la saggezza dei filosofi stoici, molte persone proveranno un breve senso di forza nel rendersi conto che ci sono altri modi di esistere in questo mondo, modi molto più favorevoli a una vita soddisfacente. Ma la paura e la pigrizia hanno spesso il sopravvento e, invece di prendere provvedimenti per cambiare, molte persone persistono così come sono, dicendosi che domani faranno ammenda. Nella maggior parte dei casi, però, questo domani non arriverà mai e si arriverà a un punto, a volte prima del previsto, in cui non ci sarà più un domani, o almeno non ce ne sarà abbastanza per compensare l’enorme quantità di tempo che è stato sprecato.
“Se ora trascurate le cose e siete pigri e fate sempre un ritardo dopo l’altro e fissate un giorno dopo l’altro come giorno per prestare attenzione a voi stessi, allora senza rendervene conto non farete alcun progresso ma finirete per essere un non-filosofo per tutta la vita e la morte. Perciò decidete subito che siete degni di vivere come un uomo adulto che progredisce, e fate in modo che tutto ciò che vi sembra migliore sia una legge a cui non potete opporvi. E se incontrerai qualche difficoltà o qualcosa di piacevole o rispettabile o disdicevole, ricordati che la gara è adesso… e che non puoi più rimandare le cose e che il tuo progresso è fatto o distrutto da un solo giorno e da una sola azione”. (Epitteto, Enchiridion)