L’infelicità della vita

“Ciò che occupa tutti gli esseri viventi e li tiene in movimento è la lotta per l’esistenza. Con l’esistenza, però, quando questa viene loro assicurata, non hanno idea di cosa fare. Pertanto, la seconda cosa che li mette in movimento è lo sforzo di liberarsi del peso dell’esistenza, di rendersi insensibili ad essa, di “ammazzare il tempo”, cioè di sfuggire alla noia”. (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Di conseguenza, la felicità si trova sempre nel futuro, oppure nel passato, e il presente può essere paragonato a una piccola nuvola scura spinta dal vento sulla pianura soleggiata; davanti e dietro la nuvola tutto è luminoso, solo che essa stessa proietta sempre un’ombra.” (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“La vita è profondamente intrisa di sofferenza, e non può sfuggire ad essa; il nostro ingresso in essa avviene tra le lacrime, in fondo il suo corso è sempre tragico, e la sua fine lo è ancora di più.” (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Il desiderio è, per sua natura, dolore; il raggiungimento genera presto sazietà: il fine era solo apparente, il possesso ne toglie il fascino; il desiderio, il bisogno, si presenta sotto una nuova forma; quando non lo fa, segue la desolazione, il vuoto, l’ennui, contro cui il conflitto è altrettanto doloroso che contro il desiderio.” (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Perché da dove Dante ha tratto il materiale per il suo inferno, se non da questo nostro mondo attuale?”. (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“L’impegno che vediamo ovunque ostacolato in molti modi, ovunque in conflitto, e quindi sempre sotto forma di sofferenza. Quindi, se non c’è una fine definitiva dell’impegno, non c’è una misura e una fine della sofferenza”. (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“… è facile spiegare che l’uomo ama sopra ogni cosa un’esistenza che è piena di mancanza, di miseria, di guai, di dolore, di angoscia, e poi di nuovo piena di noia, e che, se fosse ponderata e considerata in modo puramente oggettivo, necessariamente aborrirebbe; e che teme sopra ogni altra cosa la fine di questa esistenza, che tuttavia è per lui la sola e unica cosa certa. Di conseguenza, spesso ci sembra che una figura miserabile, deformata e piegata dall’età, dal bisogno e dalla malattia, si appelli a noi dal profondo del suo cuore per chiedere aiuto per prolungare un’esistenza la cui fine apparirebbe necessariamente come del tutto desiderabile se fosse un giudizio oggettivo a determinarla.” (Il mondo, la volontà e la rappresentazione)

“C’è un solo errore innato, ed è che esistiamo per essere felici”. (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“La base di ogni volontà è il bisogno, la mancanza, e quindi il dolore, e per sua stessa natura e origine è quindi destinata al dolore. Se, d’altra parte, manca di oggetti di volontà, perché ne viene subito privato da una soddisfazione troppo facile, si verifica un vuoto spaventoso e una noia; in altre parole, il suo essere e la sua stessa esistenza diventano un peso intollerabile per lui. Perciò la vita oscilla come un pendolo tra il dolore e la noia, e questi due elementi sono in realtà i suoi costituenti ultimi”. (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“La sofferenza è essenziale alla vita, e quindi non si riversa su di noi dall’esterno, ma ognuno porta dentro di sé la sua fonte perenne”. (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Se la sofferenza non è l’oggetto primo e immediato della nostra vita, allora la nostra esistenza è la cosa più inopportuna e inopportuna del mondo”. (Parerga e Paralipomena)

“La vita stessa è un mare pieno di scogli e di gorghi che l’uomo evita con la massima cautela e attenzione, pur sapendo che, anche quando riesce con tutti i suoi sforzi e il suo ingegno a divincolarsi, a ogni passo si avvicina al più grande, al totale, all’inevitabile e irrimediabile naufragio, anzi vi si dirige proprio, cioè alla morte. Questa è la meta finale del logorante viaggio, ed è peggiore per lui di tutti gli scogli che ha evitato”. (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“In primo luogo, nessuno è felice, ma ognuno per tutta la vita si sforza di raggiungere una presunta felicità che raramente viene raggiunta, e anche allora solo per deluderlo. Di norma, tutti alla fine raggiungono il porto con alberi e sartiame andati; ma allora è irrilevante se sia stato felice o infelice in una vita che consisteva solo in un fugace presente che svanisce e che ora è finita e conclusa”. (Parerga e Paralipomena)

“Dietro al bisogno e al desiderio si trova subito la noia, che attacca anche gli animali più intelligenti. È una conseguenza del fatto che la vita non ha un vero valore intrinseco, ma è tenuta in movimento solo dal bisogno e dall’illusione. Ma non appena tutto ciò si arresta, si manifesta la totale aridità e il vuoto dell’esistenza”. (Parerga e Paralipomena)

“D’altra parte, il presente viene accettato solo per il momento, viene messo da parte e considerato solo come il cammino verso la meta. Così, quando alla fine della vita la maggior parte degli uomini si guarderà indietro, scoprirà di aver vissuto per tutto il tempo intermedio; si sorprenderà nel vedere che proprio ciò che si è lasciato sfuggire senza apprezzarlo e senza goderne è stata la propria vita, proprio quella in attesa della quale si è vissuto. E così il corso della vita di un uomo è, di norma, tale che, essendo stato ingannato dalla speranza, danza tra le braccia della morte”. (Parerga e Paralipomena)

“Siamo come agnelli che giocano nel campo, mentre il macellaio li scruta e ne sceglie prima uno e poi un altro; perché nei nostri giorni buoni non sappiamo quale calamità il destino ci riservi proprio in questo momento, malattia, persecuzione, impoverimento, mutilazione, perdita della vista, follia, morte, e così via”. (Parerga e Paralipomena)

“Il mondo è solo un inferno e in esso gli esseri umani sono le anime torturate da un lato e i diavoli dall’altro”. (Parerga e Paralipomena)

“Nella prima giovinezza ci sediamo davanti all’imminente corso della nostra vita come i bambini a teatro prima che si alzi il sipario, che siedono lì in felice ed eccitata attesa delle cose che verranno. È una benedizione che non sappiamo cosa accadrà. Per l’uomo che sa, infatti, i bambini possono apparire a volte come delinquenti innocenti che non sono condannati a morte, è vero, ma alla vita e non hanno ancora compreso il senso della loro condanna. Tuttavia tutti vogliono arrivare alla vecchiaia e quindi a uno stato di vita di cui si possa dire: “Oggi va male e ogni giorno andrà peggio, finché non accadrà il mondo di tutti”” (Parerga e Paralipomena).

“La vita si presenta innanzitutto come un compito, quello di procurarsi il sostentamento… Quando questo problema è risolto, ciò che si è guadagnato diventa un peso, e si pone il secondo problema di come disporre di ciò che si è ottenuto per allontanare la noia. Come un uccello rapace in agguato, questo male si avventa su ogni vita che è stata resa sicura. Il primo problema, quindi, è acquisire qualcosa e il secondo è evitare che si faccia sentire dopo che è stato acquisito, altrimenti è un peso”. (Parerga e Paralipomena)

“Possiamo anche considerare la nostra vita come un inutile episodio di disturbo nel beato riposo del nulla. In ogni caso, anche l’uomo che se l’è cavata bene, diventa sempre più chiaramente consapevole, più a lungo vive, che la vita nel complesso è una delusione, anzi un imbroglio, in altre parole, ha il carattere di una grande mistificazione o addirittura di una frode. Quando due uomini che sono stati amici in gioventù si rincontrano dopo la separazione di una vita, il sentimento più forte nelle loro menti quando si vedono, in quanto ricorda i vecchi tempi, è quello di una completa delusione nei confronti dell’intera vita”. (Parerga e Paralipomena)

“Il lavoro, le preoccupazioni, la fatica e i problemi sono certamente la sorte di quasi tutti durante la vita. Ma se tutti i desideri venissero soddisfatti non appena si manifestano, come occuperebbero le persone la loro vita e come trascorrerebbero il loro tempo? Supponiamo che la razza umana venga trasferita in un’utopia dove tutto cresce automaticamente e i piccioni volano pronti ad arrostire; dove ognuno trova subito la sua dolce metà e non ha difficoltà a tenersela; allora le persone morirebbero di noia o si impiccherebbero; oppure si azzufferebbero, si sgozzerebbero e si ucciderebbero l’un l’altro, causandosi così più sofferenze di quelle che la natura impone loro ora”. (Parerga e Paralipomena)

“Se cerchiamo di dare un’occhiata all’intero mondo dell’umanità, vediamo ovunque una lotta irrequieta, una vasta competizione per la vita e l’esistenza, con il massimo sforzo dei poteri corporei e mentali, di fronte a pericoli e mali di ogni tipo che minacciano e colpiscono in ogni momento. Se poi consideriamo la ricompensa di tutto questo, cioè l’esistenza e la vita stessa, troviamo alcuni intervalli di esistenza indolore che vengono subito attaccati dalla noia e rapidamente portati a termine da una nuova afflizione.” (Parerga e Paralipomena)

“Ora non traiamo alcun piacere dalla nostra esistenza se non quello di lottare per qualcosa quando la distanza e gli ostacoli ci fanno pensare che la meta sarà soddisfacente, un’illusione che svanisce quando viene raggiunta”. (Parerga e Paralipomena)

L’enigma dell’esistenza

“… senza dubbio è la conoscenza della morte, e con essa la considerazione della sofferenza e della miseria della vita, a dare il più forte impulso alla riflessione filosofica e alle spiegazioni metafisiche del mondo.” (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Se la nostra vita fosse senza fine e priva di dolore, forse non verrebbe in mente a nessuno di chiedersi perché il mondo esiste, e perché lo fa proprio in questo modo, ma tutto sarebbe preso puramente come un dato di fatto.” (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Perché se c’è qualcosa al mondo che è desiderabile, così desiderabile che persino il gregge ottuso e incolto nei suoi momenti più riflessivi lo apprezzerebbe più dell’argento e dell’oro, è che un raggio di luce cada sull’oscurità della nostra esistenza, e che si ottenga qualche informazione su questa nostra vita enigmatica, in cui nulla è chiaro se non la sua miseria e la sua vanità.” (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Quanto più un uomo è in basso sotto il profilo intellettuale, tanto meno l’esistenza stessa gli appare sconcertante e misteriosa; al contrario, tutto, come è e che è, gli appare scontato.” (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Perciò, come abbiamo detto sopra, sono la malvagità, il male e la morte a qualificare e intensificare lo stupore filosofico. Non solo il fatto che il mondo esista, ma ancor più che sia un mondo così misero e malinconico, è il problema tormentoso della metafisica, che risveglia nell’uomo un’inquietudine che non può essere placata né dallo scetticismo né dalla critica”. (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Nello spazio infinito innumerevoli sfere luminose, attorno a ciascuna delle quali ruotano alcune decine di sfere illuminate più piccole, calde al centro e ricoperte da una crosta dura e fredda; su questa crosta una pellicola ammuffita ha prodotto esseri viventi e conoscenti: questa è la verità empirica, il reale, il mondo. Tuttavia, per un essere che pensa, è una posizione precaria stare su una di quelle sfere innumerevoli che fluttuano liberamente nello spazio sconfinato, senza sapere dove e da dove, ed essere solo uno degli innumerevoli esseri simili che si affollano, premono e si affannano, sorgendo e scomparendo senza sosta e rapidamente nel tempo senza inizio e senza fine”. (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Perché il punto di partenza necessario per ogni autentica filosofia è il sentimento profondo del socratico: “Questa sola cosa so, che non so nulla”” (Il mondo come volontà e rappresentazione).

“Per metafisica intendo tutte le conoscenze che pretendono di trascendere la possibilità dell’esperienza, quindi di trascendere la natura o l’apparenza fenomenica data delle cose, per dare una spiegazione di ciò da cui, in un senso o nell’altro, questa esperienza della natura è condizionata; o, per parlare in linguaggio popolare, di ciò che è dietro la natura, e la rende possibile.” (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Ad eccezione dell’uomo, nessun essere si meraviglia della propria esistenza; ma per tutti è talmente scontato che non lo osservano. La saggezza della natura parla dello sguardo pacifico dei bruti, perché in loro la volontà e l’intelletto non sono ancora così separati da potersi stupire l’uno dell’altro quando si incontrano di nuovo. Solo dopo che l’essere interiore della natura (la volontà di vivere nella sua oggettivazione) è salito, vigoroso e allegro, attraverso le due serie di esistenze inconsapevoli, e poi attraverso la lunga e ampia serie degli animali, arriva finalmente a riflettere per la prima volta sull’ingresso della ragione, così nell’uomo. Allora si meraviglia delle proprie opere e si chiede cosa sia essa stessa. La sua meraviglia, tuttavia, è tanto più grave in quanto si trova per la prima volta consapevolmente in presenza della morte e, oltre alla finitezza di ogni esistenza, la vanità di ogni sforzo si impone più o meno su di lui. Con questa riflessione e questa meraviglia nasce quindi, solo per l’uomo, la necessità di una metafisica; egli è quindi un metafisico animale”. (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Passo a una considerazione generale dell’altro tipo di metafisica, quella che ha la sua autenticazione in se stessa e che si chiama filosofia. Ricordo al lettore la sua origine, già menzionata, dalla meraviglia o dallo stupore per il mondo e per la nostra stessa esistenza, poiché questi si impongono all’intelletto come un enigma, la cui soluzione occupa poi l’uomo senza interruzione”. (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“… lo stupore che ci porta a filosofare nasce chiaramente dalla vista della sofferenza e della malvagità del mondo, che, anche se fossero nella più giusta proporzione tra loro, e anche se fossero di gran lunga superate dal bene, sono comunque qualcosa che assolutamente e in generale non dovrebbero essere”. (Il mondo come volontà e rappresentazione)

“Solo all’animale privo di pensieri o idee il mondo e l’esistenza appaiono come un fatto scontato. Per l’uomo, invece, sono un problema, di cui anche la persona più incolta e di mentalità ristretta è in certi momenti più lucidamente consapevole, ma che entra tanto più distintamente e stabilmente nella coscienza di ognuno, quanto più la coscienza è luminosa e riflessiva, e quanto più materiale per pensare ha acquisito attraverso la cultura.” (Il mondo come volontà e rappresentazione)